Software proprietari su GNU/Linux - Confronto

Ciao ragazzi,
il numero di software proprietari e commerciali su GNU/Linux sta crescendo sempre più ed è destinato a crescere.
Sono curioso di sapere la vostra a riguardo: usate software chiuso? Lo fate serenamente? Pensate per qualche motivo che sia sbagliato?
Io ad esempio, facendo musica elettronica, uso nel mio workflow anche Renoise, che trovo molto utile per la composizione e gestione di alcune caratteristiche che in altri modi mi limiterebbero un po'. Sappiamo tutti che la registrazione di musica è affrontabile senza troppi problemi con GNU/Linux, ma il discorso cambia per la manipolazione avanzata del suono: non si trovano molti effetti creativi o tanti sw improntati alla performance.
Sto volontariamente escludendo Pure Data, Supercollider e simili perché sono linguaggi di programmazione ed il discorso è un po' diverso: bisogna essere spinti da una filosofia ben precisa per studiarseli (e per studiarsi come usarli), cosa che non tutti hanno.

Se mi sono avvicinato ai FOSS è ovviamente anche per il discorso etico e sociale che c'è dietro, ma io non ho alcun disturbo ad usare un sw come Renoise che, nonostante sia proprietario, ha una policy e un'attitudine molto rispettabili (imho).
Vorrei confrontarmi con voi a riguardo, per vedere come ragionano persone che sono in questo ambiente da più tempo di me o che fanno di più.

Inoltre:
visto l'aumento (lentino ma progressivo) di sw di grandi aziende su GNU/Linux non potrebbe essere utile muoversi in anticipo con un qualche tipo di progetto comunitario, per "dettare" delle condizioni o creare uno strato di cose (tecnologie, formati, frameworks, portali molto popolati) non ignorabili dalle grandi corporations?
Io è da un po' di tempo che ci sto pensando - con idee molto sfocate, ancora - ma sono sempre più convinto che potrebbe essere una buona mossa.
Ditemi la vostra.

glasgo-

Il discorso è interessante e molto complesso.

Banalizando: io tendenzialmente cerco di non usare il software proprietario, e neanche quello open source che non segue un certo tipo di filosofie (guarda tipo tutta la famiglia di SO e software di google) anche se è sempre più difficile farlo.

Approfondendo (neanche troppo): c'è una grossa questione sulla diatriba open source/free software (nel senso di libero, non di gratuito). La prima è un'impostazione progettuale con dei risvolti vagamente etici che portano un programmatore o un gruppo di programmatori a rilasciare codice sorgente alla comunità. Tale atteggiamento può essere perpetrato anche da grosse aziende (tipo la Google di prima, o la Red Hat, Inc.). La seconda è un'impostazione più propriamente etica e filosofica - oltre che legale - che ha dei risvolti poi anche nella sfera lavorativa e progettuale dei programmatori, andando però a incidere - o almeno tentare di - la società intera, cercando di creare un senso civico "informatico" che permetta alle informazioni, alle conoscenze e alle tecnologie di circolare libere, pure e trasparenti tra le menti umani.
Io sono molto d'accordo con la seconda impostazione, e perciò come detto evito più possibile di usare software a sorgente chiuso o proveniente da situazioni per niente "free" (torno a dire: free come libero, non come gratis). Detto questo, però, mi rendo conto che probabilmente è un bene il fatto che molte aziende "al top", e con uno spirito abbastanza vicino a quello del free software, stiano portando molti progetti validi su sistemi GNU/Linux, o addirittura li stiano creando su ad hoc per queste piattaforme. Mi riferisco per esempio a Pianoteq di Moddart (che visti i prezzi comunque ha di per sé una politica aziendale molto "democratica") e ai plugin di LinuxDSP. Io li ho scaricati (quelli gratuiti, e in versione demo gli altri) e li ho provati; per ora non ho mai avuto la necessità di utilizzarli più di tanto, perciò mi sento di dire che posso tranquillamente farne a meno, ma non nego che quando non ho trovato alternative valide, almeno in un paio di casi, li ho usati.
Morale: l'integralismo, oltre un certo limite, è sbagliato a mio avviso (Stallman mi perdoni), anche se cercare di mantenere dei principi saldi è più importante di quanto spesso siamo portati a credere (il solito discorso del "tanto lo fanno tutti, se io lo faccio o no che cambia?", per esempio).

Per quanto riguarda la seconda questione, è molto spinosa.
Una soluzione molto radicale sarebbe: obbligare tutti i produttori di software su GNU/Linux a pubblicare i loro lavori con GPL. Ma non lo farebbero più. Bisogna solo capire se il compromesso, cioè scendere a patti con licenze non ottime per la nostra libertà (tipo la MIT, la Apache, la BSD, che lasciano ai produttori di software ampi margini di "chiudibilità" non tanto del codice, ma dei termini di utilizzo) pur di vedere il sistema col pinguino aumentare di popolarità nelle software house più blasonate, vale veramente la pena di essere firmato.
Io, dal canto mio, non ne sono sicurissimo (io sono uno di quelli rimasti delusi dall'epopea ubuntiana, tanto per dirne una).

Guarda Felix,
ci troviamo d'accordo su moltissimi punti e siamo sulla stessa lunghezza d'onda: intravedo attitudine e background (e diverse conseguenti riflessioni) in comune. E probabilmente non siamo gli unici.
Io sono per il software libero (preferisco dirlo in italiano, almeno evito di fare la solita specificazione) e l'open source etico, ma sono pure un tipo concreto a cui non piacciono i dogmatismi.
Penso che anche del sw non open può essere utile a rendere migliore uno stato di cose che non mi piace, come ad esempio Renoise, che trovo un business "giusto" (costa poco, il team è gruppo di appassionati, struttura piuttosto trasparente).

Per il secondo punto:
non sono per la strada della popolarità, almeno nel senso di scendere a compromessi a costo di averla.
Mi spiego meglio parlandoti di un'idea che ho avuto, anche se è ovviamente ancora molto grezza.
Le DAW non mancano, ma i VST (& co) sono una necessità primaria e molto spesso è dura (per farla facile pensate ad uno che usa NI KONTAKT e sbarca su GNU/Linux), perciò si potrebbe creare qualcosa in questa direzione.
Ad esempio un framework ben fatto per la creazione di LV2 (o VST cross-platform) e gestione di eventuali interfacce grafiche (libere), con una documentazione della madonna, tutto in LGPL. Così si potrebbe incentivare la creazione di strumenti virtuali dei più disparati (e magari per più piattaforme), che magari interagiscono anche con quelli esistenti (ad esempio moduli per LinuxSampler).
Si potrebbe poi metter su un portale (stile appstore) ben fatto dove la gente carica questi strumenti con descrizioni e demo. Potrebbero partecipare anche LinuxDSP o altre aziende e potrebbe essere incentivato anche sw commerciale etico (prezzo onesto e licenza d'uso libera) indipendente.

Ci sarebbe tanto da lavorare e magari non è questo che serve, ma la vera idea è quella di creare delle cose che spingano a farsi tenere in considerazione in modo concreto, quando ce ne sarà il bisogno.

Spero di essermi spiegato,
glasgo-

Ti sei spiegato benissimo e l'idea è davvero molto molto interessante.
Io personalmente come sai sto studiando per potermi un domani muovermi in quella direazione, ma purtroppo non è facile, per tanti e tanti motivi che sappiamo più o meno tutti credo.
Comunque parlarne e mettere in piedi dei progetti (o delle idee) fa sempre benissimo e anzi, trovo che è proprio da questo che poi nasce l'idea o il progetto veramente interessante.

Ciao, apprezzo molto questa discussione e mi trovo a condividere molti dei punti da voi espressi.
Nonostante simpatizzi per Stallman, penso anch'io che a qualche (facciamo anche diversi) compromesso bisogna scendere per tentare di diffondere il verbo linux-audio rendendolo allo stesso tempo il piu' funzionante possibile e alla portata di tutti.
Secondo me, non c'e' settore piu' difficile di quello audio oggi sulla piazza, dominato da mac e peggio ancora da una mentalita' che guarda alla "professionalita'" in maniera quasi sempre distorta e superficiale. senza dimenticare il comportamento del mercato che continua a disinteressarsi volontariamente di linux.
Chi ci rimette da queste condizioni sono proprio le "tecnologie emergenti" che rischiano di venir soffocate nonostante la loro indiscutibile bonta'.
Sarebbe un atto suicida continuare ad andare a avanti senza accettare compromessi.
Se posso evito il piu' possibile di usare software proprietario, non nascondo di aver ascquistato un linuxdsp (mkgraph) qualche anno fa perche' lo trovavo piu' immediato ed efficace rispetto ai suoi contendenti.
Per il resto lavoro ancora poco con il midi e non mi occorrono al momento strumenti potenti per le modulazioni avanzate del suono (insomma mi basta un zynaddsub ad es. che e' potentissimo ma totalmente libero).

A mio modo di vedere il percorso da seguire e' gia stato tracciato dalla comunita' di Linuxaudio.org (considero anche i vari linuxmusicians e planet) in primis e quella di Linuxaudio.it poi.
In queste sedi si predilige il FLOSS ma non si rifiuta il software chiuso.
Pensiamo proprio a linuxdsp ed alll'enorme contributo che ha dato ad Ardour.
Insomma la strada e' gia' stata tracciata non dobbiamo far altro che seguirla e cercare di contribuire il piu' possibile.

Io penso che quando le aziende decideranno 'che Ubuntu va bene per il business' ci troveremo di fronte uno scenario duro da affrontare sotto tanti punti di vista. Piuttosto che muoverci in ritardo come spesso succede (e poi doverci spaccare la testa o rinunciare davanti algoritmi/formati/idee brevettati) potremmo cercare un compromesso migliore, che potrebbe anche non essere un vero compromesso (un framework per la creazione di VST cross-platform, comodo per più utenti possibile, non è un compromesso).
Secondo me ci sono alcuni punti che potrebbero influire sulla "non ignorabilità" di questo framework (nel senso detto qualche post più su), come ad esempio:
- se i VST sono cross-platform non sono più un prodotto di nicchia per utenti Linux (e se le UI sono fatte con sw libero non si corrono problemi di compatibilità)
- una licenza libera (famiglia GPL) permissivia su alcuni punti può contribuire all'attecchire di strumenti virtuali su altre piattaforme (e sappiamo che se questo succede significa tanto)
- un grande numero di utilizzatori significherebbe "potenziale business" che se le aziende non tengono in considerazione perderebbero.
Poi ripeto, magari è un'idea del cavolo, ma io appena ne sono in grado un bel framework (con l'aiuto di El_Felix ) per VST lo vorrei metter sù.

Linuxaudio è una comunità importante e un gran progetto da seguire e ovviamente sarebbe da collaborare insieme.

Intanto ci sarebbe un attimo da chiarirci sulla terminologia: per VST tu intendi i plugin generici? O proprio quelli conformi allo standard VST? (e perciò utilizzabili solo in alcuni ambiti)

Considera poi che i framework di cui parli esistono già, e sono i vari SDK rilasciati dalla Steinberg per i VST della loro piattaforma, dalla AVID per i RTAS o TDM (che adesso non si usano più e sono stati sostituiti dagli HDX o qualcosa del genere) della loro piattaforma, ecc ecc.

Purtroppo l'interoperabilità, almeno per quanto riguarda i plugin da caricare sulle DAW che vengono usate su piattaforme diverse e che sfruttano protocolli diversi è difficile da raggiungere, se non impossibile viste le limitazioni imposte da alcune librerie - soprattutto quelle di interfaccia - che sono decisamente closed e poco orientate a una distribuzione libera dei prodotti che le sfruttano.

Mi viene in mente piuttosto un discorso riguardante dei prodotti tipo strumenti virtuali o stand-alone, che funzionino cioè fuori dalle DAW, ma disponibili in molti formati diversi (LV2, DSSI, VST, RTAS, ecc ecc) e per tante piattaforme diverse, comprese ahimé le nascenti piattaforme portatili tipo iPad e cose del genere. A quel punto creare una piattaforma di sviluppo per strumenti virtuali disponibili per molte applicazioni e sistemi diversi, ma caratterizzata da un approccio libero e open, potrebbe significare qualcosa.

Felix, hai ragione.
Purtroppo mi sono confuso ed ho utilizzato il termine VST per indicare un po' troppe cose.

Mi viene in mente piuttosto un discorso riguardante dei prodotti tipo strumenti virtuali o stand-alone, che funzionino cioè fuori dalle DAW, ma disponibili in molti formati diversi (LV2, DSSI, VST, RTAS, ecc ecc) e per tante piattaforme diverse, comprese ahimé le nascenti piattaforme portatili tipo iPad e cose del genere. A quel punto creare una piattaforma di sviluppo per strumenti virtuali disponibili per molte applicazioni e sistemi diversi, ma caratterizzata da un approccio libero e open, potrebbe significare qualcosa.

Io pensavo già a qualcosa che funzionasse stand-alone, in verità, e la piattaforma di sviluppo da te descritta è un po' quello che intendevo (ma spiegato meglio e con meno parole).

So dell'esistenza di quegli SDK ma ovviamente si potrebbero creare delle alternative valide (e con un perché) anche in questa direzione.
Comunque è troppo presto per parlarne, visto che al momento non ho ancora sufficienti conoscenze e competenze.

Tu, Felix, ovviamente DEVI far valere gli studi che stai facendo!